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Le difficoltà con l’arrivo dei figli


L’arrivo dei figli viene normalmente pensato come un momento pieno di gioie e novità positive, una rinascita anche per la coppia. Questo pensiero è influenzato anche dalle rappresentazioni sociali di questo avvenimento. Decidere di avere un bambino con il nostro partner implica un’apertura della coppia al terzo, all’altro. Prima ancora che il figlio nasca, l’apertura al terzo si verifica a livello mentale: iniziamo a pensare, ad immaginare, a sognare come sarà quel momento. La nostra mente si riempie di rappresentazione di noi come futuri genitori, ci si apre al confronto con i propri genitori, ad aspettative rispetto a come si fa il genitore (vedi scheda 16), a fantasie sul bambino, all’idea di trasmissione genetica: a chi somiglierà? Che carattere avrà?

Queste sono tra le tante aspettative e rappresentazioni che influenzeranno il nostro modo di essere genitori e che avranno un ruolo nella transizione alla genitorialità.

Al momento della nascita ci si confronta con la realtà dei fatti: l’arrivo del nuovo figlio comporta tantissimi cambiamenti all’interno della coppia romantica che ora diventa anche coppia genitoriale.

Solitamente, all’inizio tutta l’energia viene direzionata sul nuovo nato: ci dedichiamo completamente a lui, sia per dei bisogni fisiologici del neonato sia perché ci troviamo davanti ad una totale novità, che ci stimola, ci incuriosisce e magari ci spaventa tanto. Resta quindi poca energia da potersi donare sia individualmente che reciprocamente all’interno della coppia. Le vecchie abitudini vengono quindi sostituite da una nuova quotidianità in cui i bisogni dei figli sono ritenuti primari e spesso scavalcano e soverchiano la dimensione di coppia.

 


Un genitore, infatti, può vivere sentimenti di esclusione, può sentirsi sostituito dal partner che si concentra maggiormente verso il figlio, come se non riuscisse a trovare un proprio posto nella diade.

L’altro genitore, al contrario, può percepire di non essere più riconosciuta nella propria femminilità ma soltanto nel suo ruolo materno. Per esempio, può sentire svanire la propria partecipazione alla vita sociale e lavorativa, appiattendosi solamente in una dimensione di maternità che può essere altrettanto spaesante e frustrante.

Il perdurare di una situazione di disequilibrio può portare ad una crisi profonda della coppia genitoriale e della famiglia, che può sfociare nella decisione di separarsi.

Spesso succede che le separazioni trovino la loro origine nell’incapacità della coppia di modificare il proprio equilibrio e il proprio funzionamento nella dimensione familiare.

La coppia, infatti, deve essere in grado di includere e integrare all’interno della propria identità di diade romantica dei ruoli parentali, stabilendo un nuovo modo di essere famiglia, con un proprio stile. Sarebbe meglio organizzare e progettare uno stile familiare in maniera congiunta, condivisa e autentica da parte di entrambi i genitori. Alcuni punti su cui si potrebbe accordarsi sono ad esempio se si vuole essere una famiglia più libera rispetto all’organizzazione quotidiana (regole della casa, pulizia, orari dei pasti, cosa mangiare durante i pasti) piuttosto che una famiglia più libera; se si intende essere una famiglia che viaggia molto e insieme o piuttosto se i genitori viaggiano molto e come ci si organizza o se si tratta invece di una famiglia più sedentaria, che ha diverse abitudini e una sua quotidianità più stabile.

L’organizzazione rispetto a questo stile familiare deriva senza ombra di dubbio dalle caratteristiche personali dei genitori, che però devono essere in grado, nel loro nuovo ruolo parentale, di concordare comunemente questi punti e di cercare di essere il più uniti ed equilibrati possibile di modo tale da far crescere i propri figli in un contenitore che sia sereno ma sufficientemente stabile da poter permettere loro di percepire nella famiglia una base sicura per l'esplorazione del mondo e per la loro scoperta alla vita.


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