top of page
Tavolo da riunione

Il Metodo Integrato

I PRINCIPI DEL METODO DI INTERVENTO INTEGRATO NELLA CRISI SEPARATIVA

Cercheremo qui di fornire alcune riflessioni teoriche sul Metodo di Intervento Integrato nella crisi separativa, che è alla base del Progetto Zefiro 

Vi spiegheremo, anche se in modo introduttivo, i punti cardine dell’intervento. Per avere maggiori informazioni o una formazione completa al metodo contattateci, saremo felici di fornirvela!

La finalità ultima del metodo resta quella di contenere i danni che la crisi conflittuale e separativa può creare ai figli ma non soltanto a loro, anche ai genitori e alla famiglia intesa come organismo complesso con una sua vita e un suo sviluppo. 

I figli e i genitori devono sopravvivere alla crisi separativa e la famiglia deve continuare a svolgere la sua funzione di organizzatore delle relazioni di attaccamento e delle relazioni sociali.

 

Quando una coppia si separa, in particolare in presenza di figli minori si trova, mentre sta vivendo una situazione di confusione e di forte instabilità emotiva, a dover scegliere quali strumenti giuridici, psicologici, educativi e sociali utilizzare per far sì che questa separazione avvenga nel miglior modo possibile per loro stessi e per i loro figli. 

Esistono ormai decine di strumenti differenti che orientano lo stile e le modalità con cui viene messa in atto la separazione: alcuni genitori, per esempio, potrebbero decidere di rivolgersi allo stesso avvocato, altri ad avvocati differenti. Alcuni potrebbero cercare un accordo in mediazione familiare, altri si troveranno ad iniziare una lunga causa giudiziale che prevederà accertamenti tecnici tramite CTU. Alcuni potrebbero cercare un accordo da soli, parlandone tra loro senza un aiuto di consulenti legali o psicologici, altri sceglieranno invece di avvalersi di avvocati, psicologi, educatori e potrebbero arrivare a dover condividere le loro scelte educative anche con gli assistenti sociali. Alcuni genitori prenderanno gli accordi separativi tra di loro, altri coinvolgeranno i figli nelle decisioni. 

Insomma, se è vero che ormai ogni coppia ed ogni famiglia organizza la sua unione in modo originale e diverso, è altresì vero che questo avviene anche nel momento della separazione: parafrasando l’incipit di Anna Karenina, ogni famiglia si separa a modo suo. Spesso le scelte di orientamento sulla separazione sono affidate a fattori contingenti o casuali. Spesso dipendono dai primi consigli che si raccolgono quando decide di affrontare il problema; l’amico che ci raccomanda un certo servizio di mediazione familiare, l’avvocato che ci orienta verso una causa consensuale o giudiziale, lo psicoterapeuta che ci dice quanto coinvolgere i figli. Altre volte il forte vissuto emotivo presente quando ci si separa orienta i comportamenti e le scelte. Se i genitori si sentono danneggiati il desiderio vendicativo li porterà a mettere in atto strategie legali aggressive, se invece si sentono abbandonati faranno di tutto per prolungare i tempi della separazione opponendosi ad ogni intervento concreto che cambi gli equilibri precedenti. Se si sentono in colpa per i loro figli potranno mettere  in campo ogni strumento per cercare di tutelarli e di risarcirli oppure saranno portati a fare tutto quello che i figli chiedono loro, indiscriminatamente. 

In un momento così delicato le nostre azioni troppo spesso sono governate dall’emotività o dal caso, piuttosto che dalla razionalità o da un effettiva comprensione di quali strumenti tecnici e consulenziali siano appropriati per la situazione che stiamo vivendo.

Il Metodo di Intervento Integrato non va inteso come un’ulteriore strumento di governo della crisi separativa, la ulteriore ADR (Alternative Dispute Resolution Practice) sullo stesso piano della Mediazione Familiare, della Pratica Collaborativa o della Coordinazione Genitoriale, l’ulteriore tecnica efficace in alcuni casi e fallimentare in altri. Si tratta, invece, di un metodo studiato per essere utilizzabile in ogni situazione separativa e permette ai genitori di fare scelte strategiche corrette, razionali e rispettose del reale interesse dei figli, di scegliere il modo migliore, più adatto alla loro situazione e più rispettoso della salute dei figli.

L’applicabilità di una o di un’altra tecnica dipende dalle condizioni specifiche di separazione, dal livello del conflitto, dalla storia pregressa della coppia e della famiglia, dalla disponibilità dei coniugi e dalla formazione dei consulenti coinvolti. Non è possibile, per esempio, disporre un intervento di mediazione familiare quando è presente una situazione di violenza domestica oppure se uno dei due coniugi ha un disturbo psichiatrico importante. Parimenti, la coordinazione genitoriale, per esempio, va utilizzata solo in situazioni di alta conflittualità. Alcuni interventi richiedono che vi sia un accordo tra le parti per il loro utilizzo, altri sono applicabili anche in assenza di accordo tra le parti. L’intervento di consulenza tecnica, per esempio, non necessita dell’accordo tra le parti ma la sua richiesta deve provenire direttamente dal giudice. La psicoterapia individuale o l’intervento di sostengo genitoriale individuale non richiedono invece alcun accordo tra le parti. Ogni genitore li può mettere in atto separatamente ma non hanno un’alta specificità nel trattamento della crisi separativa. 

Spesso accade che l’una o l’atro strumento vengano utilizzati non tanto sulla base della loro idoneità ma a seconda della conoscenza che l’avvocato o lo specialista ne ha: se uno specialista è formato anche alla mediazione tenderà ad indicare questo come strumento per i suoi clienti mentre un altro avvocato potrebbe avere maggiore abitudine a gestire le cause chiedendo che venga effettuata una consulenza tecnica e così andrà a procedere, un suo collega potrebbe essere formato alla Pratica Collaborativa e cercherà quindi di utilizzare questo metodo con il suo cliente. La scelta su quali strumenti siano più idonei per gestire la crisi e per trovare finalmente soluzioni quindi non è sempre oculata e adeguatamente ragionata e spesso gli strumenti che vengono messi in campo, le strategie di azione non risolvono la crisi in tempi utili portando ad un procrastinarsi del conflitto e in definitiva aumentando la sofferenza di tutta la famiglia, figli compresi.

Il Metodo Integrato è un intervento altamente specialistico, che prevede un intervento preliminare e preventivo di screening. E’ utilizzabile in ogni situazione, al di là dell’accordo tra le parti o di come sia organizzata la situazione separativa specifica. Se i genitori sono d’accordo sul suo utilizzo può essere utilizzato da entrambi i genitori, questo lo rende più efficace ma può essere anche utilizzato soltanto da un genitore in modo esclusivo o a insaputa dell’altro, se la situazione lo richiede. Può essere indicato dal tribunale o più spesso suggerito dagli stessi legali o da altri consulenti quali psicologi o assistenti sociali. Si tratta di un intervento di durata variabile ma comunque ridotta, qualche mese al massimo, che offre ai genitori una maggiore consapevolezza della situazione che stanno affrontando fornendo loro strumenti efficaci e rapidi per una rapida soluzione della crisi. Spesso questo intervento è sufficiente per ristabilire il nuovo equilibrio familiare. Nelle situazioni più complesse, laddove non sia sufficiente, offre comunque la possibilità di un orientamento fornendo importanti indicazioni rispetto a quali strumenti utilizzare tra tutti quelli possibili per sostenere ulteriormente la famiglia, i figli o i genitori in questo passaggio.   
 

VALORE PREVENTIVO DELL’INTERVENTO

Considerando la crisi separativa come una situazione di rischio per la famiglia ed in particolare per i figli, l’Intervento Integrato assume un valore preventivo. Il suo utilizzo non è quindi confinato alle situazioni separative ad alta complessità o ad alta conflittualità ma è consigliato in ogni situazione di separazione laddove siano presenti dei figli. Permette di separarsi in modo più sereno e tutelato arginando i rischi che questo passaggio può avere. Questo non significa che il suo utilizzo sia limitato alle situazioni meno complesse per le quali può essere sufficiente un tempo più ridotto di intervento. Anche laddove il livello di conflittualità e molto elevato e perdurante e laddove la situazione familiare sembra ormai essersi riorganizzata intorno al conflitto senza alcun margine trasformato, l’applicazione del metodo diviene fondamentale per contenere l’angoscia e permettere una modificazione delle dinamiche, una nuova comprensione della situazione e di fatto l’accesso ad un sistema familiare fondato su equilibri più sani. 

Ma il valore preventivo del metodo porta a consigliarne l’applicazione in ogni situazione di separazione laddove sono presenti dei figli minorenni e laddove quindi sia necessario contenere il più possibile i rischi della crisi separativa. 

 

IL LAVORO INTEGRATO FRA I PROFESSIONISTI DEL DIRITTO E DELLA CURA.

Uno degli elementi metodologici cardine di questo metodo è la collaborazione tra professionisti del diritto e professionisti della cura, comunemente l’avvocato e lo psicologo (anche se la figura dello psicologo potrebbe essere sostituita da quella del pedagogista o dell’assistente sociale).

Entrambi questi professionisti stabiliscono con la parte, con il genitore un rapporto fiduciario emotivamente molto intenso, alleati con quel genitore e con i suoi bisogni più profondi, in stretto contatto con i suoi desideri, con le sue paure e con tutto il suo mondo emozionale, si affiancano al genitore coinvolto nella crisi fornendo uno sguardo specialistico diversificato ma integrato. Il primo, l’avvocato, è uomo (o più spesso donna) di legge: cercherà di difendere i diritti e gli interessi del suo assistito e per fare questo farà riferimento costante alla rassicurante cornice normativa di cui è esperto. Avrà anche presente quelli che sono gli interessi dei figli, dei minorenni coinvolti e cercherà di orientare la difesa affinché le richieste del suo cliente non entrino in contrasto con gli interessi dei figli (ancor più se questi sono minorenni) anzi li vadano a sostenere. 

Il secondo professionista è formato alla cura, a cercare di comprendere e analizzare il panorama emotivo del suo paziente, alleandosi con lui affinché possa sentirsi forte e competente, capace di affrontare nel modo migliore la crisi familiare e le paure che l’accompagnano. Psicologo, assistente sociale o pedagogista avrà una formazione specialistica sul tema della gestione del conflitto familiare e potrà quindi porre in essere gli strumenti migliori per contenere il conflitto ponendolo al servizio del cambiamento degli equilibri familiari. Sarà anche in grado di guidare il suo paziente verso il riconoscimento di quelli che sono i suoi bisogni più profondi evitando che le paure interferiscano e portino ad improvvisi agiti a danno dei figli o della famiglia in generale. 

Il professionista della cura si occuperà di raccogliere la storia della famiglia cercando di capire la natura della relazione di coppia e i motivi impliciti per cui il patto di coppia si è spezzato. Cercherà anche di sostenere il paziente ad esercitare il suo compito genitoriale durante la crisi di familiare in atto, suggerendo strategie e modalità per contenere il rischio di un danno o di una sofferenza per i figli. 

Infine professionisti della cura e del diritto, insieme al genitore, come un equipe di sostegno, andranno a proporre una ridefinizione degli equilibri familiari, che potrà essere la base per un accordo. 

 

LA CREAZIONE DELLA SQUADRA DI LAVORO

E’ importante che i rapporti tra psicologo e avvocato siano all’insegna della massima collaborazione e della massima fiducia e che vi sia massimo rispetto e riconoscimento della competenza reciproca, occupandoci di materie differenti ma, in queste situazioni, limitrofe. 

Nella nostra cultura non è ancora così consolidata la prassi di un intervento congiunto rivolto ai genitori che si separano: molto spesso quando un coniuge si separa chiede aiuto ad un avvocato affinché governi gli aspetti giuridici e amministrativi della situazione. Quasi sempre l’avvocato familiarista si trova a dover svolgere un doppio ruolo nell’assunzione dell’incarico: da una parte si fa portatore delle decisioni giuridiche, dall’altra si trova ad occuparsi di aspetti psicologici legati all’intensa dinamica relazionale ed emotiva che la famiglia sta vivendo. Questo secondo compito viene svolto senza un grado sufficiente di consapevolezza e senza gli adeguati strumenti di lavoro da parte dell’avvocato. La collaborazione con uno psicologo diventa quindi fondamentale nella gestione delle reazioni emotive e dei rischi psicologici che la crisi separativa comporta. 

E’ necessario ricordarsi che ogni azione giuridica rischia di avere uno scarso valore trasformativo se non è sostenuta da una elaborazione e da un processo di trasformazione emotiva profonda da parte del cliente come è altresì vero che l’elaborazione della crisi non è sufficiente a portare ad una sua soluzione ed è necessario che il lavoro psicologico porti a modifiche reali e sostanziali della vita familiare che, nel caso della separazione devono essere sostenute da azioni legali. 

Operativamente il metodo integrato propone che nella quasi totalità delle situazioni e ancora di più quando sono coinvolti dei figli minorenni venga da subito proposto un intervento congiunto dove l’avvocato venga da subito affiancato dallo psicologo specializzato. Potrà essere effettuato un primo incontro già insieme allo psicologo oppure nel corso del primo incontro l’avvocato potrà indicare il nome di un professionista psicologo o di un centro professionale specializzato nella materia. Della cura della famiglia.  

Quando la presenza dello psicologo viene proposta da subito spiegando che si tratta della prassi adottata per tutti i clienti e che questo intervento è di grande aiuto per essere sicuri di fare le scelte migliori per i figli, solitamente il cliente è felice di avere a disposizione un team di professionisti con competenze miste che lavora in modo integrato, invece di un solo avvocato. 

Alcune volte il cliente resta perplesso all’idea di doversi rivolgere ad uno psicologo. Le maggiori perplessità possono riguardare l’idea dell’intervento psicologico come di un intervento intrusivo e giudicante. Quando le resistenze sono di questo tipo può essere utile rassicurare il cliente sul fatto che l’intervento proposto non ha carattere terapeutico in senso stretto e ha invece un valore consulenziale: la presenza nel team di lavoro di uno psicologo specializzato sulla separazione familiare può fornire indicazioni, orientamenti utili su come impostare l’intervento giuridico. L’avvocato può quindi proporre al suo cliente di partecipare ad un primo colloquio con lo psicologo, eventualmente anche in presenza dell’avvocato stesso. 

Altre volte la perplessità maggiore riguarda questioni di ordine economico. Un secondo specialista ha un suo costo. In realtà dal punto di vista economico l’intervento integrato, per il suo effetto di prevenzione e di orientamento risulta molto più efficiente e nella maggior parte dei casi permette al cliente un risparmio in quanto diminuisce i tempi del percorso giuridico di separazione e diminuisce significativamente il rischio di una causa giudiziale.  

Ci sono in ultimo delle situazioni in cui il cliente ritiene che sia sufficiente un intervento giuridico in quanto gli aspetti di ordine psicologico sono sotto controllo e non costituiscono alcun problema. Questa percezione può dipendere nella maggior parte dei casi da una resistenza del cliente a rendersi consapevole della complessità relazione della vicenda. In questi casi uno o due incontri con un avvocato esperto, durante quali si analizza la situazione e le conseguenze della separazione per i figli e per i genitori, saranno sufficienti a rendere il cliente consapevole dei problemi e dei rischi e disponibile a parlarne con uno specialista. 

In altri casi, una minoranza in realtà, la situazione separativa è veramente semplice , le conseguenze e i rischi sul piano psicologico sono molto ridotti, il conflitto e molto basso e la coppia è in grado di gestire adeguatamente e in piena consapevolezza il problema. In questi casi, effettivamente, la figura giuridica può essere sufficiente e non è necessario un ulteriore intervento psicologico. 

 

IL COINVOLGIMENTO DELL’ALTRO GENITORE

Uno dei primi elementi da valutare nell’impostare l’intervento integrato è la disponibilità da parte di entrambi i genitori a farsi assistere nella separazione attraverso un intervento integrato. 

Il metodo integrato può essere applicato anche se solo uno dei due genitori aderisce all’intervento ma risulta molto più efficace quando entrambi i genitori decidono di utilizzare questo metodo. 

In questo caso, ognuno dei genitori potrà far riferimento alla sua squadra di lavoro formata da un avvocato e da uno psicologo.

Questo permetterà al genitore di sentirsi sostenuto dal suo team di professionisti e di svolgere tutto il processo previsto dal metodo integrato e descritto oltre ma aiuterà moltissimo il dialogo tra i genitori nella definizione condivisa di una soluzione condivisa della crisi, di un nuovo equilibrio familiare. Quando i genitori faticheranno a trovare accordo, i due team di professionisti potranno iniziare un dialogo che prima di diventare un tavolo negoziale a tutti gli effetti permetterà ai professionisti di riconoscere i bisogni e le paure di ciascuno dei genitori e di comunicarli all’altra parte. 

L’accordo nasce dalla possibilità che ciascun genitore senta che, almeno in parte i suoi bisogni sono riconosciuti all’interno dell’accordo stesso e che almeno in parte le sue paure, le sue ansie possono essere contenute dalla presenza dell’accordo.  

Il dialogo tra i professionisti diventa quindi fondamentale e di esempio per i genitori che potranno iniziare a vedere come possa essere efficace dialogare con l’altra parte. Anche quando il dialogo non è ancora possibile tra i genitori, può esserlo tra i professionisti se questi, nel loro ruolo di sostengo al genitore avranno a cuore gli interessi reali e profondi di quel genitore, suoi bisogni, le sue paure, il suo modo di vivere la crisi che sta vivendo più che non la necessità di riuscire a portare nell’accordo il risultato negoziale più vicino alla posizione del loro cliente/paziente. 

Gli strumenti di dialogo tra i due team di professionisti possono essere molteplici, più o meno formalizzati. In alcuni momenti potrebbe essere necessario che i due legali si scrivano o che i due psicologi si parlino in una telefonata o in un incontro tra tecnici afferenti alla stessa professione. 

Nei casi in cui sia necessario prendere delle decisioni come, per esempio, fissare le linee del piano genitoriale, è fondamentale che i genitori sostenuti dai loro consulenti si incontrino. Se il tema è prioritariamente legale, si può prevedere un incontro tra i  genitori in presenza solo degli avvocati, se invece il problema ha un sapore specialmente psicologico (come, per esempio, i tempi o le modalità di permanenza di un figlio con ciascuno dei genitori) può essere opportuno che i genitori svolgano qualche incontro congiunto sostenuti dai loro consulenti psicologici. Infine, se il problema assume una valenza sia giuridica che legale come, per esempio, la stesura dell’intero accordo separativo, potrebbe essere necessario un incontro a sei in cui saranno presenti sia avvocati che psicologi di ciascuno dei genitori. 

Nella maggior parte dei casi una simile modalità di intervento, se applicata adeguatamente, permette di arrivare ad un accordo in breve tempo e riducendo il più possibile il dolore, il conflitto e il rischio per i figli. Qualora questa possibilità non fosse raggiunta a causa dell’alto livello di conflitto tra i genitori, i consulenti potranno comunque suggerire, il più possibile congiuntamente, ai genitori come procedere e decidere, il più possibile insieme se procedere giudizialmente o affidarsi ad altri interventi extragiudiziali. 

La presenza di un team di lavoro con competenze miste potrà essere comunque utile anche in seguito e attenuare comunque il conflitto rendendolo più tollerabile anche nel caso di una battaglia giudiziale lunga e faticosa. 

LE FASI DELL’INTERVENTO

L’intervento Integrato di presa in carico della crisi separativa può essere suddiviso in tre momenti successivi. Durante questi momenti il genitore passerà dalla sensazione di subire la separazione o le sue conseguenze alla sensazione di governare la crisi separativa individuando con maggiore facilità soluzioni ai problemi che si pongono. 

 

PRIMA FASE: RASSICURAZIONE E CREAZIONE DELLA RELAZIONE DI FIDUCIA

La prima fase dell’intervento favorisce il processo di rassicurazione e di contenimento delle paure. I due strumenti principali che andremo ad utilizzare sono:

  1. La presentazione del quadro giuridico e la formalizzazione giuridica della crisi.

  2. La creazione di una relazione di fiducia con i professionisti e di un’alleanza di lavoro.

Quando la crisi separativa esplode e la coppia prende consapevolezza di volere o dovere affrontare una separazione ciascuno dei genitori prefigura e fantastica degli scenari futuri drammatici, catastrofici o comunque spaventosi. Alcuni genitori possono temere di venire cacciati di casa e non avere più una dimora, altri penseranno di non potere più vedere il loro figliolo o di perdere definitivamente l’amore e la fiducia dei figli. Altri temono che l’altro genitore li possa danneggiare fisicamente, economicamente o psicologicamente. Alcuni altri temono di trovarsi per sempre in conflitto senza riuscire a trovare alcuna soluzione alla crisi. Al fine di arginare questi rischi alcuni genitori progettano effettivamente di mettere in atto soluzioni estreme e ingiustificate. Ad esempio, un padre per paura di perdere definitivamente la possibilità di stare con suo figlio potrebbe decidere di allontanarsi con il figlio senza comunicarlo alla madre. Una madre per timore di perdere la stima del figlio potrebbe decidere di comunicare al figlio nel dettaglio i motivi per cui l’unico responsabile della separazione è il padre. Queste azioni, spesso guidate dalla paura o dal desiderio di vendetta sono devastanti e restano come delle ferite che rischiano di incrinare definitivamente il processo di risoluzione pacifica e responsabile della crisi esasperando  ulteriormente i timori e la sfiducia reciproca. 

In prima battuta, appena si prefigura l’idea della separazione, la presentazione del quadro giuridico, ovvero di quanto normalmente (secondo la norma) accade in queste situazioni, quali sono le regole, le leggi e le procedure che permettono a tutti di arrivare a separarsi trovando nuovi equilibri, aiuta ciascun genitore a contenere le sue fantasie catastrofiche e l’ansia che le connota. 

Si chiariscono quali sono le regole del gioco: quali i possibili o probabili scenari futuri, quali i normali procedimenti per potervici accedere. E’ questo compito prevalente dell’avvocato che, a mio avviso già dal primo incontro deve assumere su di sé la responsabilità di contenere le ansie e gli agiti dei suoi clienti stabilendo i limiti e i confini dell’intervento, cioè che si potrà o non si potrà fare, in quali tempi e in quei termini riconoscendo che spesso dietro alle richieste allarmate e spesso poco motivate dei clienti sono presenti le loro paure, le loro fantasie catastrofiche. 

Anche a rischio di essere deludente, l’avvocato è chiamato a spiegare fino a che punto la giurisprudenza è in linea con le richieste del cliente così come è chiamato a chiarire subito come la giurisprudenza tutela i diritti dei genitori e dei figli e che quindi il processo avverrà in una situazione controllata, senza rischi eccessivi con la tutela della legge.

Questo è di profonda rassicurazione per il genitore così come è di profonda rassicurazione sapere di avere al proprio fianco una squadra di professionisti formati che ci sostengono nel processo separativo. Il genitore non si sentirà più solo ed in ogni occasione potrà chiedere sostegno al suo psicologo o al suo avvocato. 

La relazione di fiducia che si stabilisce con il proprio avvocato è molto intensa e di qualità profondamente diversa rispetto a quella che si stabilisce con chi si prende cura di noi. Il rapporto con l’avvocato è per sua natura fiduciario ovvero l’avvocato è  chiamato a difendere i diritti e gli interessi. Questo nel momento della crisi è di profondo aiuto per il cliente che sa che per statuto l’avvocato sarà dalla sua parte e si muoverà per difenderlo. La relazione di fiducia che si stabilisce con lo psicologo o con chi si occupa della cura ha un carattere differente in quanto la cura non prevede necessariamente uno schieramento di campo, ovvero che chi si cura di noi parimenti ci dia ragione e sposi totalmente il nostro pensiero. Ciononostante le ricerche  sui fattori di cura hanno dimostrato che la relazione di fiducia è il più importante tra i fattori terapeutici aspecifici, vale a dire che si tratta di un fattore fondamentale che sostiene la terapia e senza il quale la cura non può avvenire (….).

 

SECONDA FASE: L’ELABORAZIONE DELLA CRISI

Stabilito un ambiente rassicurante è possibile dedicarsi all’elaborazione della crisi ovvero a comprendere meglio diversi aspetti di quanto sta accadendo in modo da darne pieno governo. 

Per elaborare gli accadimenti andremo ad accompagnare il genitore mentre svolge tre differenti compiti: 

  1. Effettua la ricostruzione storica di quanto gli è accaduto e delle sue motivazioni.

  2. Allena la sua capacità di fare il genitore non soltanto in situazioni di equilibrio e armonia ma anche in situazioni di crisi e di allarme.

  3. Concentra la sua attenzione sui figli considerando in prima istanza quali rischi corrono e come arginare i rischi evolutivi per i figli coinvolti nella separazione.

La ricostruzione storica della famiglia e della relazione di coppia permette al genitore di darsi una ragione di quello che ancora non si spiega e non ha chiaro. Perché tutto è finito? Perché proprio a noi? Dove abbiamo sbagliato? Queste sono alcuni interrogativi che tormentano chi si sta separando e la loro risposta è contenuta nella storia della formazione e dello sviluppo della coppia e della famiglia. Quale patto segreto e nascosto ha sostenuto la coppia fino ad oggi? Quando questo patto è stato tradito? chi per primo si è accorto di questo tradimento? Come ha influito la crisi della coppia sul progetto familiare condiviso? Sarà lo specialista della cura a sostenere il suo paziente affinché le risposte a simili interrogativi lo portino a rielaborare ed in definitiva ad accettare meglio la separazione e le sue conseguenze.

Si tratta di un intervento di ri-narrazzione e di co-narrazione alla ricerca di nuovi significati. Solo la comprensione di quanto è accaduto può permettere di contenere la rabbia, la depressione, la paura o la spinta vendicativa. 

Parallelamente sarà necessario iniziare ad occuparsi dei figli: come reagiranno o hanno reagito alla separazione? Come e quando è opportuno comunicarglielo? Quali strategie possiamo mettere in atto, come genitori per aiutarli ad affrontare questa situazione? Di che cosa hanno bisogno in particolare ora che ci stiamo separando? Queste sono alcune delle domande che solitamente i genitori si pongono. Fare il genitore nel momento della separazione richiede competenze diverse a quelle che siamo abituati a mettere in gioco con i figli; richiede di tenere a bada i nostri stati emotivi perché non prevalgano sulla nostra capacità di ascolto e di dialogo, richiede la capacità di proteggere i figli dalle loro paure quando noi stessi siamo spaventati e la capacità, anche quando il conflitto di coppia è al massimo livello, di garantire che entrambi i genitori vogliono loro ugualmente bene e sono lì per aiutarli.

Per fare questo il genitore dovrà avere piena consapevolezza dei fattori di rischio ambientale e relazionale a cui la dinamica conflittuale e separativa sta esponendo i figli. Dovrà comprendere qual è il livello del conflitto, quali sono le reali risorse emotive di ciascuno dei genitori e dei figli e se è presente una rete amicale o sociale di supporto a sostegno di genitori e figli. Questo lo stimolerà a contenere i rischi, riducendo il conflitto, per esempio o evitando di svalutare l’altro genitore oppure cercando sostegno tra gli amici o in figure specializzate. 

Quindi, una volta aiutato il genitore a comprendere meglio che cosa stia accadendo alla vita della sua famiglia, potremo finalmente chiedergli di concentrarsi su chi nella famiglia è più fragile, ovvero i suoi figli affinché il danno per loro sia contenuto, affinché anche loro possano capire con più chiarezza cosa sta succedendo e come sia possibile affrontarlo.

 

TERZA FASE: LA RIDEFINIZIONE OPERATIVA DELLE DINAMICHE E DEGLI EQUILIBRI 

Sulla base di questo intenso lavoro rielaborativo i genitori potranno iniziare a ridefinire l’organizzazione della famiglia, potranno essere formulate e discusse le prime ipotesi: chi si farà carico della responsabilità educativa, dove vivranno i figli e dove vivranno i genitori. Quali saranno e come saranno definiti i tempi di frequentazione di ciascun genitore e, in ultimo, chi e in che misura si farà carico delle spese della famiglia. 

In questa fase sarà compito dei consulenti accompagnare i genitori nella definizione di un’ipotesi operativa di ridefinizione dell’equilibrio familiare, del cosiddetto piano genitoriale e dell’accordo separativo che lo contiene. I consulenti dovranno anche impegnarsi per comprendere quali siano gli strumenti migliori per poter condurre la famiglia verso il nuovo equilibrio: i consulenti avranno ormai tutti gli elementi per comprendere se la coppia può essere in grado di affrontare una mediazione familiare, se invece, gli avvocati potranno sostenere la coppia in un processo negoziale  o se sarà necessario passare attraverso le aule di tribunale invocando il la decisione giuridica anche se questo può comportare la necessità di sottoporsi ad una faticosa e lunga CTU. 

E’ il momento di proporre l’azione per arrivare ad una riorganizzazione e gli avvocati, in modo particolare, verranno chiamati a svolgere il loro ruolo affinché il conflitto possa esitare in una nuova organizzazione, ora che i tempi sono maturi. 

 

FASI O POSIZIONI E LE DIVERSE DIMENSIONI DELL’INTERVENTO INTEGRATO

La suddivisione dell’intervento in queste tre differenti fasi, con le sue sottofasi ci è utile per comprendere che anche il processo separativo richiede una sua evoluzione ma alla prova dei fatti risulta troppo schematica: a volte già dal primo incontro ci si trova a formulare con il cliente una prima necessaria ipotesi di riorganizzazione della vita familiare che comunque deve proseguire e non può attendere i tempi rielaborativi della coppia. Altre volte, assistiamo a dei momenti in cui il cliente perde fiducia nei suoi consulenti anche se ci troviamo già nella fase di definizione dell’accordo ed è quindi necessario mettere in atto delle strategie di rinforzo della relazione di fiducia. Insomma il processo di rielaborazione separativa è complesso e sarebbe forse più opportuno parlare di posizioni, invece che parlare di fasi. In linea teorica è importante tenere presente che inizialmente è necessaria una rassicurazione sia giuridica che nella definizione dell’alleanza di lavoro e e che segue poi un momento elaborativo terminato il quale sarà più semplice definire operativamente nuovi equilibri. 

Se però parliamo di “posizioni” come di attitudini specifiche che il genitore porta a seconda dei momenti e delle situazioni, potremmo trovare un genitore che tende a porsi sempre in una posizione operativa e trasformativa degli equilibri rifiutando la posizione di rassicurazione e di elaborazione e che dovremmo quindi condurre a prendere in considerazione anche quelle altre posizioni. Un altro genitore potrebbe avere sempre molto bisogno di rassicurazione ma non passare mai al momento di negoziare un nuovo equilibrio o non riuscire a lavorare sui suoi vissuti emotivi, sulla sua storia e sulla relazione con i suoi figli. Dovremmo quindi aiutarlo ad entrare in contatto anche con queste altre posizioni del cambiamento. 

Non è quindi fondamentale che le si passi da una posizione di rassicurazione ad una di elaborazione ad una di ridefinizione operativa, è però importante che il genitore riesca a modificare la sua attitudine in modo fluido passando a seconda dei momenti della crisi separativa da una all’altra posizione. Nostro compito sarà sostenerlo in questo gioco armonico in modo che la crisi separativa possa concludersi e che si possa accedere ad un nuovo equilibrio, ad una nuova stabilità nella vita familiare.  

 

Questi sono alcuni concetti preliminari al Metodo di Intervento Integrato nella Crisi Separativa alla base di ogni intervento di Zefiro.

Se vuoi maggiori informazioni o vuoi iniziare a collaborare con noi, contattaci.

bottom of page