L’assertività si può imparare
In questi casi potrebbe essere utile cercare di esprimersi in maniera assertiva. Essere assertivi significa “esprimere i propri pensieri, bisogni e sentimenti in maniera diretta, chiara e i sentimenti e i diritti dell’interlocutore” (Balducci, 2015). All’interno di una comunicazione assertiva non esistono vincitori e perdenti poiché alla base dei rapporti c’è una comunicazione autentica di sé e vengono tenuti in considerazione i bisogni di tutte le persone coinvolte. Questo serve a recuperare quella dimensione di rispetto dimensione di rispetto che consente alle discussioni di mantenersi su toni civili anche nelle fasi più delicate di una separazione.
L’assertività si trova al centro di un continuum tra arrendevolezza o passività da un lato e aggressività dall’altro.
Una comunicazione aggressiva si manifesta attraverso comportamenti che appaiono duri e autoritari, in cui la rabbia è il sentimento prevalente ed è presente una tendenza a prevaricare gli altri attraverso parole e gesti, usando il proprio potere.
La comunicazione passiva, al contrario, ha a che fare con la mancanza di rispetto e di fiducia innanzitutto verso se stessi. Una persona passiva, spesso con bassi livelli di autostima, tende a non esporre le proprie idee e opinioni, assecondando gli altri senza tenere conto delle proprie esigenze e necessità ed evitando il conflitto.
Se nelle discussioni avete l’impressione di non riuscire ad esprimere come vorresti il vostro parere e le vostre emozioni, potete apprendere una serie di tecniche comunicative che rafforzano l’assertività e permettono di confrontarsi con un interlocutore aggressivo. Di seguito vi riportiamo qualche esempio:
▪ la tecnica del disco rotto: consiste nel ripetere in maniera calma e pacata il proprio punto di vista, nonostante i tentativi dell’altro di farci cambiare idea o di spostare il focus (Ad esempio: “Ho capito che la pensiamo diversamente, ma continuo ad essere convinto che sia importante ascoltare il parere di nostro figlio rispetto al suo futuro scolastico”);
▪ l’asserzione negativa: si basa sull’idea che commettere errori può succedere e sull’importanza di imparare ad accettare le critiche altrui senza farsi travolgere da esse. L’asserzione negativa prevede l’ammissione di appropriatezza della critica ricevuta e una reazione pacata ad essa senza promuovere il conflitto (Ad esempio: “Il modo in cui mi sono comportata l’altro giorno non è stato corretto, me ne rendo conto e mi scuso. Tuttavia, trovo inutile continuare a discuterne perché non ci porterebbe da nessuna parte”);
▪ la tecnica del fogging: consiste nel far presente al proprio interlocutore di aver compreso ciò che sta comunicando, rispecchiare quanto dice senza farsi sopraffare emotivamente dalle sue parole e mantenendo fermala propria posizione (Ad esempio: “Ho capito che questa soluzione non è ideale per te, ma è necessario trovare un punto di incontro e su alcuni aspetti io non posso cedere”);
▪ la tecnica del confronto empatico: è molto utile quando ci si trova di fronte ad un interlocutore aggressivo e prevede la possibilità di mostrare comprensione rispetto alla rabbia e alla frustrazione dell’altro, ma allo stesso tempo evidenziare che questo suo atteggiamento sta ostacolando una comunicazione efficace e la risoluzione del problema (Ad esempio: “Capisco perfettamente la tua frustrazione, ma se ci calmiamo possiamo sicuramente trovare una soluzione ragionevole per entrambi”).
Queste sono delle tecniche che possiamo utilizzare per resistere quando ci sentiamo aggrediti ma non vanno utilizzate sempre. Quando la comunicazione ritorna serena, possiamo allora proporre il nostro punto di vista e considerare quello dell'altro. Diventa allora davvero importante provare a mettersi nei panni dell'altro, cercare di comprendere fino in fondo i suoi interessi e le sue paure. Cercare di spiegare i nostri bisogni e le nostre paure e capire cosa si più fare per calmare le paure e soddisfare gli interessi reciproci.
L’utilizzo di queste tecniche può essere efficace in tutti gli ambiti della vita quando il nostro interlocutore si dimostra aggressivo, e in particolare nel momento della separazione.
I comportamenti assertivi sia verbali che non verbali possono essere appresi e, se messi in atto ripetutamente, possono entrare a far parte del nostro repertorio diventando una risposta naturale da cui attingere nella vita quotidiana. L'ascolto dei bisogni dell'altro e l'espressione dei propri è fondamentale. Tuttavia, talvolta questo non è sufficiente e può essere necessario chiedere aiuto ad un consulente specializzato. Potete far riferimento al servizio psicologico di Zefiro.
La negoziazione: come trovare un compromesso soddisfacente?
Oltre a comunicare con assertività è molto importante imparare a negoziare con il nostro interlocutore ovvero riuscire a trovare un accordo di reciproco soddisfacimento salvaguardando. Anche in questo caso esistono una serie di tecniche che possono essere utili. Vi ricordiamo che questa lista non vuole essere una guida da applicare scrupolosamente ma mettere in pratica anche solo uno di questi atteggiamenti potrebbe esservi d’aiuto.
- Tecnica negoziale degli interessi e non delle posizioni: secondo questa tecnica è molto importante cercare di concentrarsi sugli interessi alla base della nostra discussione e non focalizzarsi solo sulla propria posizione. Infatti, irrigidirsi nella propria posizione provoca danni alla qualità del risultato, rischiate di continuare in eterno con un estenuante tira e molla che può affaticare, non solo voi, ma anche vostro figlio. Invece risalendo all’interesse ultimo di entrambi sarà possibile trovare una soluzione creativa che soddisfi le esigenze di tutti. Ad esempio, in una discussione in merito alla gestione delle vacanze con il figlio l’interesse alla base del confronto con l’altro sarà il benessere del bambino e la possibilità che trascorra del tempo di qualità. Tenere a mente questo può aiutare a far sì che la discussione con l’altro genitore non diventi un’occasione per prevaricare sull’altro.
- Identificare una posizione win-win: con compromesso win-win si intende una trattativa che prevede una decisione vantaggiosa per entrambe le parti. Questo non significa ottenere tutto ciò che si chiede durante la discussione ma riuscire a guadagnare un vantaggio cedendo su alcuni punti della propria posizione.
- Fare riferimento a un terzo esperto: se non riusciamo a prendere una decisione da soli può essere utile rivolgersi a un terzo, neutrale ed esterno alla nostra discussione, che possa fornire un parere esperto e quanto più possibile oggettivo che ci indirizzi verso la soluzione migliore. Ad esempio, in caso di difficoltà nella gestione economica si potrebbe fare riferimento a un commercialista, se invece la discussione con l’ex coniuge diventa molto conflittuale o ci impedisce di trovare un compromesso, ci si potrebbe rivolgere a uno psicologo.
- Evitare di giudicare: il giudizio impedisce la possibilità di negoziare. Quando una persona viene giudicata per il suo modo di essere, la discussione potrebbe spostarsi dall’interesse centrale (ad esempio il bene del proprio figlio) a un piano personale, scollegato dal problema, in cui si cerca esclusivamente la supremazia sull’altro. Quando non è possibile non esprimere un giudizio, questo non va mai riferito alla persona ma alla sua posizione all’interno della discussione. È bene rassicurare la persona sulla considerazione che si ha del suo valore prima di esprimere disaccordo rispetto alle due idee. Anche mortificare l’altro, sfruttando la conoscenza dei suoi punti deboli, non è costruttivo per il dialogo: non solo non è rispettoso nei confronti dell’altro ma potrebbe innescare una gara per il potere, nociva per entrambi. Ad esempio, quando un genitore avanza la richiesta di vedere il figlio più spesso, invece di additarlo come persona egoista sarebbe meglio spiegargli che la sua richiesta in quel momento non prende in considerazione i vostri bisogni.
- Evitare di generalizzare: per evitare di fare sentire giudicato l’altro, è bene anche trattenersi dall’usare frasi come “fai sempre così”, “non mi ascolti mai”, “tutto ciò che fai è sbagliato” che implicano una generalizzazione che potrebbe essere ingiustificata e rischia di essere interpretata come una provocazione.
- Rivolgere lo sguardo al futuro: più che valutare le colpe proprie e dell’altro focalizzandosi sul passato della relazione, è bene soffermarsi sulle responsabilità condivise riguardo al futuro, a prescindere da ciò che è stato prima. Ad esempio, se in precedenza il vostro ex coniuge non è stato fedele, non è costruttivo riportare ogni volta al concentro della conversazione il suo tradimento. Evitate, per quanto possibile, di usare l’argomento come prova della sua inaffidabilità focalizzandovi invece sulle sue responsabilità future.
Qualora troviate impossibile stabilire una decisione condivisa e in generale dialogare in modo costruttivo, potrebbe essere utile chiedere aiuto e intraprendere a un percorso di mediazione per il bene dei vostri figli. Siamo qui anche per questo!
https://www.progettozefiro.org/consulenza/mediazione-familiare