Il Contributo di Mantenimento
Nelle separazioni il conflitto sembra apparentemente riguardare solo l’aspetto dei rapporti personali o sentimentali, ma spesso, uno dei primi interrogativi che ciascuno dei due coniugi si pone riguarda proprio la questione economica: “come manterrò il mio tenore di vita?” “chi manterrà i figli?” “ho rinunciato al mio lavoro per fare il papà o la mamma, come farò?”.
La giurisprudenza regola le questioni economiche tra i coniugi separati prevalentemente utilizzando il dispositivo del cosiddetto “contributo di mantenimento”, ovvero quel contributo economico che il coniuge con reddito maggiore è tenuto a versare periodicamente a favore dell’ex coniuge e degli eventuali figli a carico. La funzione del contributo di mantenimento è quella di provvedere alle esigenze dei figli o dell’ex coniuge.
Quando ci troviamo nell’ambito di una separazione consensuale, i due ex-coniugi possono accordarsi in totale autonomia sull’ammontare del contributo di mantenimento, che invece, nei casi di separazione giudiziale viene stabilito da un giudice sulla base di alcuni criteri specifici.
Ricordiamoci che quando parliamo di contributo di mantenimento, ci troviamo nell’ambito di una separazione e non dobbiamo dunque confonderci con il concetto di assegno divorzile, con cui, a seguito del divorzio vero e proprio, il coniuge a reddito maggiore garantisce l’autonomia e l’indipendenza economica del coniuge a reddito minore, ma non ha l’obbligo di garantire un mantenimento alle esigenze dei figli o dell'ex coniuge, come invece dovrebbe fare il contributo di mantenimento.
Per avere maggiori informazioni rispetto al contributo di mantenimento, vi consigliamo di leggere le schede seguenti che vi chiariranno le idee sulle diversità tra il contributo versato ai figli e quello all’ex-coniuge oppure sulle condizioni in cui il contributo è dovuto o meno.
Leggi le schede successive, troverai altre e più dettagliate informazioni su questo argomento.