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Concentriamoci sui bisogni!


È quindi fondamentale comprendere quali siano i bisogni dei nostri figli e come metterci, in quanto genitori, nella condizione di orientare le nostre scelte in base ad essi. Per fare questo, è importante preservare sempre uno spazio relazionale con i figli per potersi sintonizzare con loro e con i loro bisogni.

A tal proposito, Abraham Maslow (1954) ha teorizzato l’esistenza di cinque categorie di bisogni:

1.      I bisogni fisiologici (fame, sete… ecc.);

2.      I bisogni di salvezza, sicurezza e protezione;

3.      I bisogni di appartenenza (affetto, identificazione, empatia)

4.      I bisogni di stima, di prestigio, di successo.

5.      I bisogni di realizzazione di sé (realizzazione delle proprie aspettative e della posizione soddisfacente nel gruppo sociale e soddisfazione rispetto alla propria integrità e coerenza identitaria)

Maslow propone una gerarchia a piramide, tale per cui solo quando i bisogni ai livelli inferiori della piramide vengono soddisfatti, si può procedere per cercare di soddisfare anche quelli che si trovano ai livelli superiori.

 

Possiamo prendere in prestito questo concetto e vedere come si può applicare alla cura che rivolgiamo ai nostri figli. Un genitore responsabile e competente cercherà di farsi carico di tutti i bisogni del figlio, a qualunque livello della piramide si trovino. Si occuperà quindi, contemporaneamente, di dare da mangiare a suo figlio ma anche di favorire la sua realizzazione, per esempio.

Se, però, dovesse accadere che alcuni bisogni situati ai livelli inferiori della piramide non vengano soddisfatti, il buon genitore smetterà di occuparsi dei bisogni appartenenti ai livelli superiori, per cercare di soddisfare quelli di base. Se, ad esempio, una carestia dovesse costringere alla fame, il genitore, sicuramente, non si occuperà più come prima della realizzazione del figlio e del suo livello di autostima ma concentrerà le proprie energie nella ricerca del cibo necessario a sfamarlo.



Possiamo ora fare un collegamento tra quanto appena detto e quello che succede quando i genitori si separano e il sistema familiare attraversa quella che abbiamo definito una “crisi necessaria”. Quando la famiglia entra in crisi, viene avvertito un pericolo e le relazioni, il modo di scambiarsi cure e attenzioni si modificano in modo profondo. Il senso di appartenenza, l’affetto familiare, le relazioni più intime, ovvero quei bisogni che prima erano soddisfatti in modo automatico, entrano in crisi. La famiglia che prima, per come era organizzata, nonostante i mille problemi, aveva comunque permesso ai figli, fino dalla nascita, di sentirsi protetti, amati, curati e di essere educati con dedizione, non sarà più la stessa.

L’attenzione della famiglia si concentrerà quindi su bisogni più basilari, che prima erano soddisfatti e quindi silenti. Nei momenti di crisi, soprattutto quando sono vissuti dai genitori con forte allarme, sembra non esserci più la possibilità di occuparsi della realizzazione dei figli, della loro autostima, della loro creatività, del sostegno nei compiti scolastici o nella socializzazione. Questo perché i genitori sentiranno di doversi occupare maggiormente della loro sicurezza e della loro protezione.

Questo stato delle cose, se limitato nel tempo, è funzionale alla riorganizzazione e allo sviluppo della famiglia: all’inizio, la cosa più importante è effettivamente mettere i figli in salvo dalla crisi.

Tuttavia, se la crisi si cronicizza, i genitori potrebbero continuano a trascurare i bisogni ai livelli superiori della piramide troppo a lungo.

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